I SHUT MY EYES IN ORDER TO SEE
Dentro di noi, nel profondo, esiste un posto in cui regnano la tranquillità e la pace. Assorbiti come siamo dalle attività pratiche e dallo stress della vita della città ci dimentichiamo la strada da percorrere per contattare quella sorgente viva che è il cuore della nostra anima, dove tutto è sereno e al di là del tempo. Dove si coltivano attimi di sospensione e di assenza dei pensieri più superficiali della nostra mente.
A New York, nella caotica isola di Manhattan, non tutte le persone corrono di fretta senza guardare. Doyeon, giovane monaca buddista coreana, vive in un piccolo tempio in mezzo ai grattacieli e pratica meditazione ogni giorno. Cliff lavora come broker assicurativo ma prativa meditazione ogni giorno. Così come Michael che è un atleta nelle ultramarathon di cento km di lunghezza. Loro sanno qualcosa che la maggior parte delle persone non conosce. Sanno la magia della contemplazione esteriore ed interiore. Sanno come svuotare la mente e ritrovare la pace in mezzo al caos. Li ho seguiti buttandomi nella corrente del fiume delle coincidenze. Così nasce questo lavoro sulla contemplazione e sul silenzio realizzato in una delle metropoli più rumorose al mondo.
E’ un ritorno alla pura osservazione, quella che tutti applichiamo in piccoli momenti di grazia, come quando guardiamo un tramonto estivo sul pelo dell’acqua o quando restiamo incantati davanti allo scenario che scorre attraverso un finestrino o davanti alla finestra di casa appena svegli dopo una notte di sonno. Quegli attimi in cui siamo davvero nel presente e la nostra mente non vaga a ripescare eventi passati o programmi per il futuro.
Sono piccoli momenti estatici, dove viene messa a tacere la mente razionale, quella che giudica e mette etichette a tutte le cose per classificarle e interpretarle. Dove il nostro guardare fuori è un tutt’uno con il nostro guardare dentro. Dove si può riacquistare la grande semplicità della pura visione.
Dove chiudiamo gli occhi per riuscire a vedere davvero.
Simone Martinetto